N° 33

 

STEEL WARRIOR

 

(PARTE TERZA)

 

         

IL MOSTRO E LA FURIA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La figura in armatura vola sopra la città attirando l’attenzione dei newyorkesi che, dopo pochi secondi tornano a pensare alle proprie faccende.

            Per Tony Stark è uno dei pochi momenti in cui può permettersi di allontanare gli affanni quotidiani e lasciarsi andare. Ultimamente non gli capita più molto spesso di indossare l’armatura e forse è stato un errore. Con il suo cuore rimesso a nuovo grazie ad un’ardita operazione e con i rischi di rigetto praticamente ormai inesistenti, forse potrebbe e dovrebbe tornare ad essere Iron Man molto più spesso. Deve ammetterlo: battersi con Firebrand[1] e poi scontrarsi con quei tipi della Villains LTD[2] è stato davvero divertente. Un modo migliore di altri per sfuggire alle sue preoccupazioni. Un momento: cos’è stato? Per un attimo il sistema di rilevamento dell’armatura ha rilevato qualcosa, un segnale che è sparito quasi immediatamente. Forse un errore o forse era il segnale di un jet. Sia come sia, ora è scomparso e lui ha altro a cui pensare: ripensare allo scontro con Firebrand gli ha fatto ricordare un impegno importante, uno a cui Tony non vuole assolutamente mancare. I suoi jet lo spingono alla massima velocità verso la sua meta.

 

            Alle sue spalle, troppo lontana per essere visibile ad occhio nudo ed al tempo stesso non rilevabile dagli strumenti di controllo dell’armatura di Iron Man, sta un’altra figura in armatura color blu cobalto e bianco argento. L’uomo all’interno dell’armatura sorride malignamente.

            Non ancora, Iron Man, il momento non è ancora venuto, ma quando verrà, allora avrò la mia vendetta, allora sapremo chi di noi due è il migliore.-

            E la figura in armatura continua il suo volo indisturbata.

 

            Un tempo neanche tanto lontano, per la precisione meno di dodici ore fa, era una comunissima villetta a due piani unifamiliare di un normalissimo quartiere residenziale nel Queens, ora è solo un ammasso di rovine fumanti, di mattoni calcinati da cui si leva ancora il puzzo del fumo. L’uomo si fa largo superando i detriti e cercando di non mettere i piedi su qualche pozzanghera creata dalla rottura delle tubature dell’acqua. Sul bavero sinistro della giacca è appeso un distintivo da detective con il numero 112 ben impresso sul lato superiore. Davanti a lui, chi inginocchiato, accucciato o comunque indaffarato, stanno alcune persone, uomini e donne, che indossano il giubbotto blu con la scritta CSU[3] ed un paio con l’uniforme del F.D.N.Y.[4]  Il detective si ferma e chiede:

-Scoperto qualcosa d’interessante?-

-Si, ma non ti piacerà.- risponde un uomo dai capelli biondi molto chiari e radi aggiustandosi gli occhiali e accennando quello che vorrebbe essere un sorriso di comprensione. -È ancora presto per avere certezze, ma per come la vedo io l’incendio è stato causato da un composto ancora non identificato molto simile al napalm, ma decine di volte più potente. Secondo noi, e dicendo noi includo anche il mio illustre collega Benton del Fire Department, ci ha messo solo pochi minuti per ridurre in cenere tutto quello che vedi, incluso il cadavere.-

-Quindi mi stai dicendo che è stato un incendio doloso, Suschitziky?-

-Già, ti sto dicendo proprio questo, Cole, sei davvero un tipo sveglio. E giusto perché sei tu, ti dirò anche un’altra cosa: scommetterei il mio distintivo che il primo focolaio d’incendio è stato proprio il cadavere che vedi lì… non che ci sia molto da vedere, comunque.-

-Un omicidio, dunque.- commenta il Detective Cole –Ma perché l’incendio? Se era per coprire l’omicidio, chiunque l’ha fatto non è stato molto bravo… o forse aveva altri scopi.

-Non lo so, non sono un indovino purtroppo.- è la replica del Detective di 1° Grado Peter Suschitziky –Quel che posso dirti è che chi ha combinato tutto questo ci teneva a che restasse ben poco di quel disgraziato ed in questo ha avuto successo. A proposito, sai chi è?-

-La casa appartiene ad un certo Roger MacDonald, un ingegnere, viveva solo. Presumiamo che sia lui la vittima… sempre ammesso che sia un maschio.-

-Non chiedermi di scommetterci la paga settimanale, ma credo proprio che lo fosse. Brutto modo per andarsene. Ma chi diavolo può averlo voluto uccidere?-

-Ancora non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo e su questo sì che puoi scommetterci la tua paga settimanale, Pete.-

           

 

2.

 

 

            Nella redazione di Now una giovane donna alza gli occhi dallo schermo del suo computer e si rivolge ad un uomo sui  35 anni dai capelli e barba castani:

-Che ne pensi di quella faccenda di Steel Warrior?-

-Che intendi dire?- domanda a sua volta un Gordon Clay un pò sorpreso.

-Mah, mi chiedevo solo quali sono le intenzioni della Stark Fujikawa.- spiega Isobel Aguirre –Tutto questo lavoro solo per produrre le armature in serie e venderle sul mercato?-

-Come sarebbe a dire: “Solo per venderle?” Hai idea di quanto ha guadagnato la S-F grazie alla vendita del guanto repulsore? Se le mie fonti non sbagliano, con quest’armatura arriveranno profitti a nove zeri ed è questo che importa agli azionisti, non credi?-

-Certo… è solo che… ma forse è solo la mia immaginazione.-

-Immaginazione o l’istinto del giornalista, che è poi quello che ci porta sulle tracce delle grandi storie.-

-O ci mette nei guai com’è accaduto con quella storia con Crucible.-[5]

-Ma pensa che bel reportage ne abbiamo ricavato alla fine. Se hai un’intuizione, io dico che dovremmo seguirla.-

-Gordon, davvero mi preoccupi, a volte.-

 

            Howard A. Stark Memorial Hospital. Bisogna dire una cosa di Anthony Stark, ovvero che quando si tratta di persone a cui tiene, non bada mai a spese. Nel caso in questione parliamo di Harold J. Hogan, “Happy” per gli amici, rimasto ferito a Seattle durante un raid del supercriminale chiamato Firebrand. Le ferite non sono mortali, per fortuna, ma da allora Happy è rimasto in coma Quando Tony entra nella stanza riservata a Happy, ci trova già “Pepper” Potts. Niente di strano, a pensarci bene: Pepper e Happy sono stati sposati ed anche se all’inizio il divorzio è stato traumatico, in seguito sono tornati amici. Mentre li vede insieme, Tony prova una sensazione che non riesce ad identificare, ma subito la scaccia. Si avvicina a Pepper e le posa una mano sulla spalla. Lei, vedendolo, gli rivolge un mesto sorriso:

-Tony!- esclama, poi indica Happy –Ancora non si sveglia, perché?-

-Ho parlato con i dottori venendo qui…- le risponde Tony -.. dicono che le sue ferite sono state molto gravi ed anche se non sembra esserci pericolo di vita… beh non sanno dire quando… e se si risveglierà.-

-Non può essere vero, Tony. Lui deve riprendersi, ci deve essere qualcosa che possiamo fare.-

            Gli occhi verdi di Pepper Potts si riempiono di lacrime che scorrono sul suo viso e Tony non può fare altro che stringerla a se mormorare.

-Ce la farà Pepper, ti giuro che ne uscirà.-

            Ma non è certo di crederci.

 

            Sullo stesso piano, ma più lontana, c’è un’altra stanza dove riposa un altro paziente la cui degenza è pagata personalmente da Tony Stark: è una giovane donna dai lunghi capelli neri e dal viso sfigurato. Il suo nome è Whitney Frost, ma è conosciuta anche come Madame Masque. Da alcuni anni, ormai, giace in uno stato di coma, la sua mente è praticamente spenta, forse irrecuperabile. Un giorno o l’altro, forse, si troverà il modo di riportarla ad una vera vita; nell’attesa, medici ed infermieri si prendono costantemente cura di lei giorno dopo giorno. I suoi parametri vitali sono continuamente monitorati e rimangono sempre costanti, tranne quando, ogni tanto ed apparentemente senza alcuno schema regolare, si verificano episodi di aumento dei valori misurati dall’elettroencefalogramma, che subito dopo ritorna ai livelli standard, molto bassi. Nessuno ha capito cosa le succeda in questi casi; del resto ciò che si conosce del cervello umano e della sua attività è molto poco. Forse sogna, ma in questo caso, cosa sogna?

 

 

3.

 

 

 

            A vederlo non sembra altro che un grattacielo come tanti altri che svettano nel panorama del centro dell’Isola di Manhattan, brulicante di uffici e di un paio di confortevoli, nonché lussuosi, appartamenti in cima. Per un ristretto gruppo di persone, però, quel luogo è anche il centro nevralgico delle operazioni di uno dei più controversi e misteriosi supereroi della Grande Mela: Night Trasher. Solo poco più di una dozzina di persone sanno che sotto la maschera di Night Trasher si cela un giovane e brillante uomo d’affari di colore di nome Dwayne Taylor, un uomo che alla sua giovane età si è già fatto una reputazione nello spietato mondo a cui ha scelto di appartenere. Tra i molti incarichi che Dwayne ricopre c’è quello di Presidente del Consiglio dei Direttori del REvolution Group, un complesso finanziario ed industriale fondato per realizzare progetti di sviluppo nelle aree depresse del mondo, un progetto che potrebbe fallire ora che un uomo senza scrupoli ha messo le mani su una consistente fetta del capitale azionario. Dwayne quasi maledice Tony Stark e la sua idea di far quotare la società in Borsa per raccogliere denaro più facilmente, ma poi si dice che non ha senso rimuginare su quella che sembrava una buona idea all’epoca. Forse dovrebbe abbandonare tutto, cedere le sue quote azionarie e lasciare Stark a sbrigarsela da solo, si… sarebbe forse l’idea migliore… se non gli ripugnasse abbandonare una lotta senza nemmeno combattere.

 

            Ti chiami Daniel Thomas Rand  e mentre ti trovi nella tua palestra privata nei sotterranei della tua villa, intento nei tuoi quotidiani esercizi fisici, la tua mente, tra i tanti altri pensieri, corre anche alla questione REvolution, di cui sei uno dei tre soci fondatori. Non hai mai avuto grande interesse per la gestione aziendale, ma quell’uomo, Tiberius Stone… quello che hai percepito in lui quando l’hai conosciuto, è decisamente inquietante e l’idea di lasciargli mano libera con la REvolution lo è altrettanto, se non di più. Ci sarà battaglia alla prossima assemblea degli azionisti e tu non hai dubbi su quale sarà la parte da cui starai.

            La voce di Misty Knight ti sorprende proprio dopo che hai spezzato l’ennesima tavoletta di legno col pugno.

-Dobbiamo andare, Danny, ci aspettano.-

-Mi faccio una doccia veloce e arrivo, Misty. Le rispondi.

Pochi minuti dopo, fresco e libero dal sudore, indossi il familiare costume verde e giallo di Iron Fist e ti prepari ad occuparti di faccende che ti terranno occupato per un bel pò di tempo, prima che tu possa tornare ad occuparti della REvolution.

 

E che ne è del terzo azionista di controllo della REvolution, colui che fino a non molto tempo fa era il Presidente Esecutivo di quel gruppo e che fino a non molto tempo fa nutriva la segreta speranza  che dimettendosi avrebbe avuto la possibilità di dedicarsi interamente alla sua famiglia alquanto bizzarra ed al tavolo da disegno? Anthony Edward Stark sta imparando che la sua vita potrebbe essere ormai senza controllo, sempre che lui quel controllo l’abbia mai avuto. Per esempio: non è certo di essere qualificato per aver a che fare con una bambina di quasi dodici anni la cui madre ha seri guai matrimoniali. Il problema è che la bambina è sua figlia e la madre in questione non è sua moglie, ma quella di un altro.

-Ti prego, Kathy, capisco tutto, ma… certo che ne parlerò con tua madre… sarò a Chicago fra un paio di giorni e allora…-

            Allora che farai? Si chiede Tony, dopotutto se Joanna e suo marito sono ai ferri corti è anche colpa tua, dopotutto è la tua interferenza come padre naturale di Kathy che ha incrinato il loro matrimonio. Al diavolo! Lui è il padre di Kathy e se Howard Finch non riesce ad accettarlo, peggio per lui. Terminata la telefonata in cui Kathy ha sfiorato più volte le lacrime, Tony si alza. Perché i guai devono arrivare sempre tutti insieme? Perché le cose non debbono mai andare a posto? Tiberius Stone che vuole portargli via la società e quella storia di Steel Warrior e poi  Kathy, Joanna, Happy; è colpa sua se le loro vite sono rovinate? Con un gesto di stizza rovescia il tavolino del telefono e poi resta a guardarlo con espressione indefinibile, quindi volge lo sguardo e dopo una pausa che sembra lunga un’eternità, si dirige a grandi passi al mobile bar e lo apre afferrando una bottiglia di whisky scozzese.

-Sei certo che sia una buona idea?-

            La voce è quella di Meredith McCall, sua coinquilina, nonché, incidentalmente, suo primo grande amore e madre del maggiore dei suoi figli, un altro segreto venuto a galla di recente.

            Tony scuote la testa e poi posa la bottiglia sul bancone del minibar.

-No che non lo è.- risponde –Ma a volte, solo a volte, mi viene da pensare quanto sarebbe più semplice annegare in un mare di alcool e non pensare più a nulla. Le sbronze hanno questo di bello.-

-Questo non è il Tony Stark che ricordo io.- replica Meredith mettendo la sua mano destra su quella di Tony –Non è quel giovanotto fiero e determinato di cui mi sono… mi ero innamorata a sedici anni.-

-Quel ragazzo è scomparso molti anni fa,  forse non è mai nemmeno esistito. Forse era solo un’illusione, un’altra corazza che mascherava una fragilità che non poteva ammettere.-

-Questi sono discorsi disfattisti e non voglio sentirli Tony.-

            Con decisione Meredith afferra la bottiglia e la rimette al suo posto.

-Non ho mai capito perché la tieni qui.- commenta

-È la mia versione della roulette russa.- spiega Tony –Quando finalmente l’aprirò sarà come se mi fossi sparato in testa l’unico proiettile del caricatore.-

-Mi sembra la cosa più stupida che ho mai sentito.- replica Meredith.

            Tony sorride e la guarda. I suoi lineamenti si sono induriti, ma è bella come allora. Il suo fisico è in perfetta forma, i capelli hanno lo stesso colore di quell’estate di oltre vent’anni fa: castani con sfumature color mogano, lunghi e morbidi lungo la schiena ed il petto. Nel fondo dei suoi occhi azzurri brilla la stessa luce che ci vide quando erano ragazzini, anche se ora hanno una determinazione in più, il segno di una sofferenza che non ha risparmiato nemmeno lei.

-È un peccato che non ti abbia sposato.- dice inaspettatamente Tony.

            Meredith rimane interdetta per un attimo, poi fa una risatina e replica:

-Sei ancora in tempo a farlo, se vuoi.-

-Interessante, detto da chi è rimasta vedova due volte in un anno-

Il volto di lei s’incupisce di colpo, mentre replica con voce stizzita:

-Questa battuta potevi risparmiartela.-

-Hai ragione, non so perché l’ho detto… anzi, forse lo so. È che ogni volta che mi sento vicino a qualcuno scatta qualcosa in me, qualcosa che mi spinge ad allontanare quella persona e ferirla, ma forse sono io che ho solo paura… paura di non essere all’altezza, di deludere coloro che si fidano di me.-

-Ed è per questo che costruisci corazze in metallo? Perché dentro di esse non hai più paura?-

-Forse, io non lo so.-

            Meredith gli sfiora il volto delicatamente. I loro occhi s’incontrano e qualcosa che aspettava di accadere da settimane o forse anni, finalmente accade. Le loro labbra si sfiorano, poi si baciano con maggior decisione e si stringono l’uno all’altra in un momento magico in cui il resto del mondo cessa di esistere…  almeno sino al trillo del telefono.

            Ignorarlo è impossibile ed alla fine Tony risponde: è Pepper e la sua voce ha una preoccupante vena d’isterismo.

<<Tony vieni subito all’ospedale… Happy… loro vogliono… vogliono…>>

            Ci vuole un pò perché Pepper completi la frase, ma quando dice quel che ha da dire la reazione di Tony è un laconico:

-Vengo subito.- si rivolge ad una Meredith resa ancor più perplessa dalla sua faccia cupa. –Devo andare… è un’emergenza all’ospedale.

-Vengo con te.- il tono di Meredith non ammette repliche e Tony non può permettersi di perdere tempo a farle.

-Va bene. Ti spiegherò tutto strada facendo.-

            Avrebbe fatto prima in armatura, ma non ha tempo, spera che il ritardo non causi problemi, deve arrivare a tutti i costi prima che comincino o non osa pensare alle conseguenze.

 

 

4.

 

 

            A questo punto, forse è il caso che facciamo, come suol dirsi, un passo indietro e precisamente a circa mezz’ora prima delle scene che abbiamo appena visto in una saletta riservata dell’Howard A. Stark Memorial Hospital, dove s’incontrano un gruppetto di medici e d’amministratori. Uno di loro è uno specialista sudamericano di fama mondiale: il dottor Jose Santini e sta parlando con tono appassionato al suo uditorio di cui fanno parte anche i dottori Keith Kincaid e Jane Foster.

.Vi dico che è l’unica possibilità e che funzionerà. Credetemi: la rigenerazione cellulare e la ricostruzione dei tessuti sono il mio campo specialistico. Ho collaborato con Reed Richards nei suoi tentativi di curare la Cosa,[6] purtroppo falliti, e da allora i miei studi hanno fatto passi da gigante. Io dico che questa può essere la sola speranza di Mr. Hogan.-

-Ammesso che funzioni…- interviene Keith Kincaid -… mi sembra di ricordare qualcosa a proposito di spiacevoli effetti collaterali.-

-Il problema è stato corretto grazie alle mie indicazioni ed ora l’Enervatore è qui pronto ad essere usato su Mr. Hogan.- replica Santini.

-Cosa?- scatta Jane Foster –Lei non è il medico curante, Santini, sarei dovuto esserne informata... e poi... chi ha dato le autorizzazioni all’operazione?-

-Sono arrivate direttamente dalla Fondazione Stark.- risponde l’amministratore dell’ospedale –Tutto perfettamente in regola.

            Jane guarda il marito e vi legge la stessa perplessità. Prima che procedano bisogna avvisare subito Tony Stark e l’ex moglie di Happy, Pepper.

 

            In un elegante ufficio di Manhattan Tiberius Stone riappende il telefono visibilmente soddisfatto. La sua cara India Queen ha fatto davvero un ottimo lavoro con quell’ordine fasullo di consegnare l’Enervatore al Memorial Hospital e lui ha davvero fatto la scelta giusta mettendola in quella che si potrebbe chiamare una posizione strategica, Stone ridacchia alla sua stessa fiacca battuta.

-Cos’è che ti fa divertire, Ty.- gli chiede Justine Hammer che entra annunciata dalla segretaria.

-Solo uno scherzo che ho combinato ad un vecchio amico.- risponde Stone –Uno scherzo non tanto innocuo, ma spero divertente almeno per me.-

-Stark, allora, ci scommetto.-

-Vinceresti la scommessa, mia cara.-

 

            La strana macchina somiglia ad una specie di telescopio, ma è puntata non verso le stelle, ma verso la figura che giace supina sul tavolo operatorio I medici, d’altro canto, indossano delle tute speciali che li coprono da capo a piedi e comunicano tramite un microfono.

-Fate attenzione, questa è una fase delicata.- spiega il dottor Santini –Potete considerarla una versione molto specializzata della cobaltoterapia. Le radiazioni di questa macchina causano la rigenerazione delle cellule ad una velocità esponenziale e se non ci sono intoppi Mister Hogan si riprenderà perfettamente in pochi minuti.-

-Eppure deve esserci un motivo per cui, dopo averla brevettata, Stark l’ha ritirata dal mercato e questo è l’unico esemplare.- insiste Keith Kincaid.

-Non mi distragga Dottor Kincaid, questo è un momento delicato. Ecco, ci siamo, vedo la luminosità bluastra avvolgere il corpo del paziente. Sta funzionando.

-Un momento!- urla Jane Foster –Che sta succedendo?-

            Sul tavolo operatorio il paziente sta subendo un drammatico cambiamento.

 

 

5.

 

 

          Tony corre lungo il corridoio che porta alle sale operatorie ed è proprio in fondo che incontra Pepper.

-Oh Tony, finalmente sei arrivato!- esclama lei –Ho cercato di fermarli, ma Santini non sente ragioni, è convinto di farcela: sta usando l’Enervatore su Happy.-

-Maledizione!- sbotta Tony –Quando me ne aveva parlato l’avevo sconsigliato a causa degli effetti collaterali, ma non mi ha voluto dar retta. Se non riesco a fermarlo, potrebbe essere troppo tardi.

            In quel momento aldilà della porta della sala operatoria si ode una serie di rumori, come di roba che va in frantumi ed anche urla.

-Ho una notizia per voi.- puntualizza Meredith McCall  -Temo che sia già troppo tardi.-

            Come a sottolineare le sue parole, la porta si spacca sotto l’impeto di una forza irresistibile e ne emerge una figura seminuda e gigantesca, una specie di versione moderna del Mostro di Frankenstein con una luce omicida negli occhi e sia Tony che Pepper sanno che le loro peggiori paure si sono realizzate: Happy Hogan è ridiventato Freak.

 

            Un altro cambio di scena, questa volta al complesso industriale Stark-Fujikawa. I due poliziotti sanno di essere attesi, ci ha pensato la guardia all’ingresso ad informare i suoi capi ed i due li trovano schierati.

-Detective Cole del 112° Distretto.- si presenta il più anziano dei due, sulla quarantina. dai capelli castani e gli occhi nocciola, magro ed atletico   –E questo è il Detective Younger. Younger è il cognome, non c’entra con l’età. –Younger, un giovanotto sulla trentina coi capelli e gli occhi chiari fa un cenno di saluto ed accenna ad una specie di sorriso. Cole continua –Stiamo indagando su un probabile omicidio, quello di un vostro impiegato, un ingegnere di nome Roger MacDonald.-

-Spiacente.- risponde con tono seccato Morgan Stark –Ma il nome non mi dice niente, non conosco tutti gli impiegati, i tecnici e gli operai che lavorano qui, ma sono certo che il nostro Direttore delle Risorse Umane saprà darvi tutte le indicazioni. La mia segretaria vi accompagnerà da lui.

            Cole lo ringrazia e segue l’avvenente segretaria in minigonna per un corridoio. Morgan Stark è decisamente antipatico, ma la giapponesina che era con lui  è davvero un bel bocconcino. Quanto alla rossa, Sunset Bain, così si chiama, è bella, ma ha il sorriso di un cobra. Bene, meglio accantonare queste considerazioni, per adesso e concentrarsi sullo scoprire qualcosa su questo ingegner MacDonald.

 

            Quello che avanza nel corridoio ha un aspetto umano, ma al tempo stesso non sembra tale. È alto all’incirca un paio di metri e grosso come un gorilla di montagna, la testa è grossa e senza capelli, la mascella quadrata, Si muove a scatti, come il classico Mostro di Frankenstein dei film con Boris Karloff e nella fisionomia lo ricorda abbastanza. Nella trasformazione il camice dell’ospedale si è rotto in più punti. È difficile credere che sino a pochi minuti prima quello era Harold Joseph Hogan, "Happy" per gli amici, eppure questa è la verità. Freak, questo è il nome che gli fu dato alla sua prima apparizione,[7] muove le labbra come se volesse parlare, ma il solo suono che esce dalla sua gola è un ringhio inarticolato. Alle sue spalle il Dottor Keith Kincaid gli si getta addosso per fermarlo, un atto incosciente, dettato da un istinto ignoto forse, perfino a lui, e non serve a niente, perché l’uomo che era stato Happy Hogan lo spazza via come un fuscello con un solo gesto del braccio.

            Durante questa sequenza di eventi Tony, Pepper e Meredith sono rimasti fermi, come affascinati dallo spettacolo, ma ora un lampo di riconoscimento sembra passare per il cervello ottenebrato del mostro e si lancia verso di loro.

-Happy, no!- urla Pepper.

            Per un momento Freak si ferma e fissa la donna dai capelli rossi davanti a lui quasi fosse incerto sul da farsi

-Happy, sono io, Pepper, mi riconosci? Ti prego, caro, calmati.-

            Pepper posa la sua mano sul braccio destro dell’uomo che è stato suo marito e lui sembra calmarsi, con un’espressione perplessa sul volto, poi il suo sguardo cade su Tony e dalla sua gola esce un grido di pura rabbia animale. Con un gesto secco allontana Pepper e si precipita contro Tony tentando di afferrarlo.

            Ed è allora che avviene qualcosa che Tony non si aspettava: lanciando un grido, Meredith scatta in avanti  e, spiccato un salto acrobatico, sferra un calcio alla mascella di Freak, che viene respinto indietro nel corridoio.

            Ricadendo a terra, Meredith si rivolge a Tony:

-Questo non lo fermerà per molto. Io porto via Pepper, tu sparisci: prendi la tua valigetta, cercati uno sgabuzzino e chiama Iron Man, sbrigati!-

            L’ultima parte è gridata con un secco tono di comando che non ammette repliche e Tony non ne fa. Corre infilandosi nella prima stanza vuota che trova. Quell’osservazione sullo sgabuzzino… che Meredith sappia o, comunque, sospetti della sua doppia identità? Non ha tempo di pensarci adesso e nemmeno di chiamare rinforzi, arriverebbero troppo tardi, deve pensarci lui stavolta. Ancora una volta prova la sensazione data dall’armatura che si polarizza addosso a lui, In pochi attimi è pronto: l’Invincibile Iron Man è di nuovo in pista e non un attimo troppo presto a giudicare dai rumori che sente.

            Vola fuori da una finestra incurante di essere visto, tanto è probabile che gli occhi di tutti siano puntati altrove ed ha ragione. Happy è all’aperto adesso e sta sfasciando tutto quello che trova. Deve fermarlo e cercare di non fargli troppo male mentre lo fa, un compito niente affatto facile.

            Happy si sta scontrando con la sicurezza dell’ospedale, i proiettili scivolano sulla sua pelle e gli uomini non riescono a bloccare il suo passo. Afferra un’auto parcheggiata vicino a lui e la solleva come se fosse senza peso, preparandosi a scagliarla contro gli astanti. Iron Man si prepara ad intervenire, quando ecco che dalla direzione opposta alla sua proviene una scarica di raggi calorifici che cade ai piedi del mostro, mentre una voce distorta elettronicamente dice:

<<Mi dispiace amico, ma nessuno fa del male a degli innocenti in presenza di Steel Warrior!>>

            Ecco questa era una complicazione di cui fare decisamente a meno.

 

 

6.

 

 

            Torniamo ancora una volta indietro nel tempo, sia pure solo di pochi minuti, ed andiamo anche altrove nello spazio e precisamente ai laboratori Stark-Fujikawa, dove, sotto la supervisione del Vice Presidente Scienza e Tecnologia Sunset Bain, si sta svolgendo una sessione d’allenamento del guerriero in armatura chiamato Steel Warrior. Alla fine della sessione, completata con 5 secondi d’anticipo sul previsto, Steel Warrior atterra di fronte a Sunset Bain ed al Direttore Tecnico il Dottor Robert Hawkins.

-Non è stato affatto male Chester, ma avresti potuto metterci un pò più d’impegno.- commenta imperturbabile Hawkins.

            Steel Warrior si toglie l’elmetto rivelando il volto allegro di Chester Harrigan.

-Oh, andiamo Dottor Hawkins, dovevo terminare il percorso in 5 minuti e ce l’ho fatta in… 4 minuti e 55 secondi.-

-Ci hai messo almeno 15 secondi di troppo, secondo me. La prossima volta voglio vedertelo fare in 4 minuti e mezzo.-

Prima che Chester possa ribattere, un tecnico arriva e si accosta a Sunset Bain sussurrandole qualcosa.

-Pare che ci sia un’emergenza allo Stark Memorial Hospital.- dice poi, Sunset ai presenti -Date un’occhiata qui.- ed indica uno schermo televisivo.

            È un servizio sui disordini all’ospedale in cui è coinvolto Happy Hogan in veste di Freak.

 <<… ancora non è dato sapere da dove sia spuntato quell’essere. Oltre alle forze del locale Distretto di Polizia, è in arrivo Codice Blu….>>

-Ma come diavolo hanno fatto i giornalisti a saperlo se è accaduto da pochi minuti?- si chiede Robert Hawkins.

-Non ha una grande importanza, direi.- replica Sunset –Ciò che importa è che si tratta di una magnifica occasione per un altro test sul campo per Steel Warrior, per non parlare della pubblicità che ne ricaveremo. Chet sei pronto a partire?-

-Certo, Miss Bain, sono sempre pronto all’azione.-

-Allora vai e suonale a quel mostro, va bene?- lo incita Sunset con un sorrisetto.

Chester s’infila nuovamente l’elmetto e parte di gran carriera.

-Spero che lei sappia quello che fa, Bain.- le dice Hawkins irritato

-Tranquillo Hawk…- replica Sunset sempre sorridendo -… io so sempre quello che faccio.-

 

            È la prima volta che Tony Stark si trova faccia a faccia con quello che i media hanno definito il rivale di Iron Man e francamente avrebbe preferito non incontrarlo in queste circostanze. Chiunque sia Steel Warrior, di sicuro non si tratterrà nel combattere Happy e se c’è una cosa che Tony non vuole è che il suo vecchio amico si faccia ulteriormente male.

<<Ascolta amico…>> gli si rivolge <<,,, è meglio se ti fai da parte e lasci fare ai professionisti.>>

<<Ehi che vuoi dire? Quel tipo va fermato… e ci penserò subito.>> 

            Steel Warrior punta una delle sue mani verso Happy Hogan e lo colpisce in pieno petto con un raggio repulsore. Freak barcolla e cade all’indietro, mentre l’auto che teneva sollevata gli sfugge dalle mani.

<<No!>> urla Iron Man e con uno scatto velocissimo afferra il veicolo prima che ricada addosso a Happy stesso e riesce a scagliarlo lontano, dove non si farà male nessuno, poi si volge verso Steel Warrior ancora a mezz’aria.

<<Tu, imbecille, potevi…>>

<<Sta attento!>>  gli urla l’altro, ma Tony non gli presta ascolto, poi è troppo tardi.

            Happy Hogan, o Freak o come altro preferite chiamarlo si è rialzato e con un ringhio si getta contro la figura in rosso e oro e la colpisce con un diretto. Iron Man ha appena il tempo di rendersi conto del colpo, che si ritrova proiettato in aria e finisce contro un albero che, per la violenza del colpo si spezza. Ci vuol altro che un colpo del genere per intaccare l’armatura, ma l’uomo all’interno non può non sentirsi frastornato e questo può essere fatale per lui e gli altri.

            In preda ad una vera e propria furia distruttiva il mostro che era Happy Hogan si lancia contro gli astanti costringendo la maggior parte di loro a fuga precipitosa, tranne un paio di volonterosi poliziotti, che gli sparano ripetutamente stando al riparo delle loro auto. Le pallottole rimbalzano contro la sua pelle e la sua corsa non si arresta. Freak sbatte via l’auto di pattuglia come se fosse fatta di carta, poi afferra per il bavero i due malcapitati poliziotti, li solleva e mentre le loro gambe fendono disperatamente l’aria, dalla sua gola esce l’ormai familiare ringhio.

<<Non ti consiglio di farlo, amico, credimi.>> la voce di Steel Warrior risuona stentorea nell’aria <<Ti do tre secondi per lasciarli andare e poi ti sparerò una dose concentrata di raggi di calore nel cranio, mi hai capito?>>

<<Tu non farai niente del genere, hai capito?>> Iron Man si para davanti al guerriero in armatura azzurra <<A lui ci penso io, chiaro?>>

<<Ehi amico, ma che diavolo ti pren…>

<<Ti avevo avvertito!>> la scarica di repulsori coglie in pieno Steel Warrior facendolo cadere a terra <<A lui ci penso io.>>

<<Ma tu da che parte stai?>>

            Nella confusione del momento Happy Hogan sembra essere stato dimenticato e lui con un gesto di stizza lascia andare i due poliziotti e si dirige verso i nuovi bersagli del suo odio irrazionale, caricando come un toro infuriato un Tony Stark che sembra indeciso sul da farsi. A questo punto ecco arrivare un nuovo elemento di disturbo.

            Un paio di granate stordenti esplodono ai piedi di Freak, che arresta la sua carica, stupito, ma niente affatto bloccato.

-Questo era solo un avvertimento amico.- dice una voce amplificata da un megafono –Io sono il Capitano Stone di Codice Blu. Arrenditi prima di costringerci ad usare le maniere forti.-

            Magnifico, pensa Tony, cos’altro può andare storto adesso?

 

            Nel suo ufficio alla REvolution Jim Rhodes si ritrova a pensare che il ritardo nella sua nomina a Presidente della società non gli dispiace poi tanto. Non è mai stato sicuro di volere quel posto, anche se l’idea di vedere la società cadere nelle mani di Tiberius Stone non lo allieta affatto. Quell’uomo ha il sorriso di un serpente ed è più insidioso di Obadiah Stane.[8] 

            Rhodey mette via alcuni promemoria che in teoria avrebbe dovuto controllare  e si slaccia la cravatta ed il primo bottone della camicia.

-Io un dirigente?- borbotta –Che stupidaggine.-

-Mi sembra che te la sei cavata piuttosto bene.- commenta la sua donna, Rae Lacoste, andandogli vicino.

-Tu dici? Io, invece, preferirei essere ancora solo il pilota di Tony. Niente preoccupazioni a parte tenere l’elicottero in forma.-

-Non lo pensi davvero e lo sai come lo so io. Abbiamo già fatto questo discorso decine di volte, ricordi?-

            Rhodey sta per dire qualcosa, quando la porta si spalanca ed entra un trafelato Eddie March.

-Gente è meglio che accendiate la TV.- dice:

            Alle sue spalle arriva una segretaria dall’aria dispiaciuta.

-Mi dispiace Mr. Rhodes, ho tentato di fermarlo, ma…-

-Non importa Jenny.- taglia corto Rhodey, congedando la ragazza, poi si rivolge all’amico - Allora, Eddie che c’è?-

-Guarda il notiziario e lo saprai.-

            La TV viene accesa ed i tre si trovano testimoni degli exploit di Happy.

-Ma che ©ç##!- sbotta Rhodey.

-Quello è sicuramente Happy Hogan.- spiega Eddie –So cosa gli è successo, è capitato anche a me una volta.[9] Da come si sono messe le cose qualcuno si farà male sul serio, stavolta.-

-Non se posso farci qualcosa io.- replica Rhodey –Con un Iron Man già sul posto, questo è un lavoro che tocca a War Machine. Tu mi capisci, vero, Rae?

-Ma certo. Fa quello che devi fare, che io ti aspetto qui come dovrebbe fare ogni brava futura sposa dell’eroe.- risponde Rae con un sogghigno.

-Molto divertente… ed ora scusate. Non ci vorrà molto.-

            Rhodey fa scorrere un pannello segreto che rivela la familiare armatura nero e argento, poi, dopo pochi minuti, la figura di War Machine è in volo verso il Lower East Side.

 

 

7.

 

 

            Il Capitano Marcus Stone è sempre stato un uomo abituato ad andare per le spicce e quello che ha di fronte ora è un chiaro caso di superumano impazzito, quindi il suo dovere è chiaro:; usare ogni mezzo per fermarlo. Questo, ovviamente, prima che Iron Man si mettesse di mezzo.

<<Mi ascolti Capitano, lasci fare a me.>>

-Ascolta tu, amico.- gli ribatte Stone picchiettando con l’indice della destra sul pettorale dell’uomo in armatura –Anche se sei un grande Vendicatore e tutto il resto, questa è un’operazione di Polizia e noi fermeremo quel mostro a qualunque costo.-

<<Quel mostro, come lo chiama lei, Stone,. È un mio amico ed io so come riportarlo alla normalità se mi consente di prenderlo vivo.-

-Ah si? Beh provaci, ma a vederlo quel tipo non ha tanta voglia di farsi prendere ed il tuo amico in armatura non sembra avere i tuoi stessi scrupoli.-

<<Non è mio amico e se necessario lo fermerò.>>

-Proprio quel che ci voleva: un bello scontro tra due mutandoni di latta.- commenta Stone mentre Iron Man schizza via.

            Nel frattempo, né Freak, né Steel Warrior sono rimasti con le mani in mano. L’uomo in armatura ha colpito Freak con tutto quanto ha in dotazione, a parte i missili aria aria, ma senza grande risultato, tranne quello di far aumentare la furia del suo avversario che gli si è lanciato contro facendolo cadere e cominciando a colpirlo ripetutamente e con determinazione selvaggia, poi una mano forte lo afferra per il collo strappandolo alla sua opera.

<<Basta così Happy!>> dice Iron Man <<Calmati, ti prego.>>

            Per tutta risposta Freak gli si avvinghia al collo e dentro l’armatura Tony ha la precisa sensazione che quelle mani potrebbero schiacciare l’armatura come fosse una scatola di sardine, poi si ode una voce femminile che grida:

-NO!-

            Freak si volta e vede Pepper Potts che corre nel mezzo del campo di battaglia ed allora lascia perdere Tony e si getta sulla donna dai capelli rossi, afferrandola per la vita, poi spicca un salto che lo porta su un terrazzino di uno dei piani superiori dell’ospedale.

<<Diavolo, quel tipo è della classe di Hulk.>> commenta Steel Warrior appena rimessosi in piedi e prendendo, quindi, il volo <<Ma non lascerò una donna indifesa nelle sue mani. Ci penso io a sistemarlo.>>

<<Tu non farai nulla, amico… a parte startene da parte, buono, buono, o dovrai vedertela con me.>>

            War Machine è appena arrivato sulla scena.

 

            Pepper cerca di non mostrare paura e, nonostante tutto, è ancora convinta di non avere un vero motivo di averne. Non crede che Happy voglia farle davvero del male, ma, d’altra parte, questo non significa che non gliene possa fare. Con l’agilità di una scimmia si sta arrampicando fino al tetto dell’ospedale senza curarsi del fatto che con una mano la sta saldamente tenendo avvinta a se. Da sotto, Pepper se ne rende ben conto, nessuno osa agire, per paura che lei possa rimetterci. Certo Tony proverà a far qualcosa, ma è meglio che si sbrighi.

 

            Sotto di lei un War Machine di cattivo umore confronta Steel Warrior.

<<Amico, farai meglio a sparire e lasciar gestire la cosa ai professionisti.>>

<<Parli di te?>>  replica Steel Warrior <<Sbaglio o ho visto il tuo nome sulla lista dei ricercati per atti di terrorismo e sabotaggio?>>

<<Questo faresti meglio a chiederlo al tuo capo, Sunset Bain, ora togliti dai piedi o te lo farò fare con le cattive.>>

<<Questo voglio proprio vederlo.>>

<<Eccoti accontentato.>>

            La scarica di repulsori prende in pieno Steel Warrior che viene spinto verso terra, ma si riprende subito.

<<Questo giochetto so farlo anch’io.>>

            Spara anche lui una scarica di repulsori, ma War Machine lo evita  e tira fuori le mitragliette da polso.

<<Vediamo come te la cavi con queste.>>

<<Meglio di quanto credi.>> replica Steel Warrior mentre i colpi rimbalzano sulla sua corazza e contemporaneamente, dalla sua piastra pettorale, viene sparata una fiammata che avvolge il suo avversario. Ci vogliono pochi secondi a War Machine per spegnere le fiamme e l’uomo in armatura atterra sul prato, per poi dirigersi verso il suo avversario.

<<Amico mi hai fatto proprio arrabbiare.>> dice <<E quando mi arrabbio, faccio molto sul serio.>>

            In disparte il capitano Stone si chiede se ha a che fare con adulti o con bambini che perdono tempo in ripicche infantili mentre ci sono vite in gioco. Non sarebbe sorpreso di scoprire che, poco distante, anche Meredith McCall la pensa allo stesso modo.

 

 

8.

 

 

            Mentre War Machine e Steel Warrior combattono fra loro, Tony Stark, nelle vesti di Iron Man sta raggiungendo il tetto dove Freak ha deposto Pepper che tenta di farlo ragionare:

Ti prego, Happy, ascoltami… io voglio aiutarti.

<<È inutile, Pepper, non ti ascolterà.>> la voce di Tony appare più sicura di quanto lui realmente sia.

-Tony, non fargli del male, per favore.

<<Non voglio fargliene, lo sai, ora spostati.>>

            Freak ringhia rabbiosamente ed allunga un braccio verso Pepper che tenta di alzarsi, ma Iron Man lo colpisce con una scarica di repulsori.

<<Fila!>> intima a Pepper.

            Ancora una volta Happy si precipita ringhiando contro di lui. Almeno c’è un vantaggio in tutto questo, pensa Iron Man, è troppo brutale per pensare ad una strategia, sa solo caricare a testa bassa  ed usare la forza bruta. Certo, c’è anche uno svantaggio: non posso usare contro di lui tutte le armi dell’armatura perché non voglio fargli del male, ma ci sono altri mezzi.

<<Mi dispiace Happy.>> mormora mentre lo blocca afferrandogli i polsi. Contemporaneamente, da due ugelli dell’armatura escono due getti gemelli di gas. <<questo dovrebbe metterti a dormire e…>>

            Ma nonostante le dosi massicce di tranquillante, Happy non cade, anzi con furia rinnovata spinge e sotto gli occhi sgomenti di Pepper, lui ed Iron Man cadono oltre l’orlo del tetto.

 

            Nel piazzale di sotto due figure in armatura si stanno affrontando senza esclusione di colpi. Agli occhi di coloro che osservano la battaglia, riparati dietro barriere improvvisate, War Machine ha chiaramente perso la pazienza ed è deciso a stendere Steel Warrior.

-Ehi Capitano…- chiede l’Agente Margarita “Rigger” Ruiz a Stone –… ma quel War Machine non dovrebbe essere una specie di terrorista ricercato e quello Steel Warrior non è una specie di guardia giurata della Stark-Fujikawa? Noi con chi dovremmo prendercela?-

-Quando l’avrò capito, faremo qualcosa, stanne certa.- risponde Stone. Ha la sensazione che ci sia qualcosa di più complicato in quello che sta accadendo e distinguere i buoni dai cattivi non è così facile come una volta.

            Poi gli eventi, è proprio il caso di dirlo, precipitano e Iron Man e Freak piombano nel piazzale. Tony Stark si è girato in modo di prendere su di se la maggior parte dell’impatto, anche se, probabilmente, Happy non aveva bisogno di questa cortesia. Fatto sta che è lui il primo a rialzarsi  e che questa sequenza di eventi basta ad interrompere lo scontro tra War Machine e Steel Warrior.

            Freak appare confuso e disorientato. Iron Man cerca di rimettersi in piedi.

<<Bisogna addormentarlo.>> grida, probabilmente rivolto a War Machine.

            Rhodey agisce immediatamente e spedisce contro il massiccio essere un’intera serie di granate stordenti, tutta la sua intera scorta, ma Happy continua ad avanzare. Allora, ecco che Steel Warrior si fa avanti e dal suo scudo pettorale esce un getto di fumo azzurrino.

<<Mai uscire di casa senza un buon narcotico.>> è il suo commento.

            Freak avanza ancora, ma con minor decisione. Anche il suo fisico mutato non regge a tutta quella massiccia dose di tranquillante. Fa solo pochi passi, poi cade a testa in avanti.

<<Finalmente!>> esclama Iron Man, poi si avvicina a Happy e lo solleva come se fosse senza peso. <<Adesso lo porterò in sala operatoria e cercheremo di farlo tornare normale.>> si rivolge a War Machine <<Credo che sia meglio che tu sparisca finché sei in tempo amico.>>

<<Già, lo penso anch’io.>> replica War Machine e poi si rivolge a Steel Warrior <<Quanto a te, la resa dei conti è solo rimandata.>> e detto questo, prende rapidamente il volo.

<<Ci puoi scommettere amico.>> replica quest’ultimo, poi, ecco che i giornalisti rompono finalmente il cordone di Polizia e gli si fanno incontro.

-Steel Warrior che ci dici di quel che è accaduto?-

-Cosa si prova a sconfiggere un mostro come quello e resistere anche contro War Machine?-

-Ti consideri  migliore di Iron Man?-

<<Signori… e signore: per ogni dichiarazione ufficiale rivolgetevi ai P.R. della Stark-Fujikawa, quanto a me, io vado a riposarmi.>>

            E detto questo, Steel Warrior aziona i jet e si allontana alla massima velocità.

 

            Pochi minuti dopo, è in una sala operatoria insolitamente affollata che Tony Stark stesso aziona i comandi dell’Enervatore, fortunatamente sopravvissuto alla furia di Freak. Ad assisterlo c’è Jane Foster.; dietro un’apposita schermatura osservano l’evento: Pepper, Meredith ed il Capitano Stone. Quanto al Dottor Kincaid ed al Dottor Santini, sono stati portati via con ferite non troppo gravi e si trovano in un’altra ala dell’ospedale.

-Il problema…- sta spiegando Tony -… è proprio l’effetto collaterale, come se le radiazioni operassero una regressione evolutiva, un problema che non sono riuscito a risolvere, per questo avevo vietato l’uso di questa macchina, ma per mia fortuna so benissimo come invertirne gli effetti. Osservate.-

            Ancora una volta le radiazioni azzurrognole bagnano il corpo esanime sul tavolo operatorio ed ecco che il mutamento si verifica ancora: al posto del massiccio Freak, ora c’è la più normale figura di Happy Hogan… ma le sorprese non sono ancora finite, perché dal tavolo operatorio si leva un lamento e sotto gli occhi di almeno tre testimoni sorpresi Happy si muove.

-Che mi venga…- esclama Jane Foster -… l’ha curato davvero, alla fine.-

-Dove diavolo sono?- esclama Happy –E perché mi sento più debole di un gattino appena nato?-

-va tutto bene Happy, sta tranquillo.- gli dice Tony.

-Ehi capo, perché mi sento come se avessi sostenuto 15 round con Mike Tyson al massimo della forma? L'ultima cosa che ricordo è quel Firebrand che…-

-Adesso non si sforzi, Mr. Hogan.- intima con tono perentorio Jane -Pensi a riposare e lasci le domande per dopo.-

-Uh, agli ordini dottoressa. Ci vediamo dopo, capo e dì a Pepper di non piangere, le si rovina il trucco.-

            Mentre Happy viene portato via sotto la vigile supervisione della dottoressa Foster, Tony raggiunge il resto del pubblico. Non è difficile convincere Stone che il pericolo è definitivamente passato.

-Ok.- conviene Stone –Ma temo che qualcuno vorrà farle qualche domanda, prima o poi, sui suoi legami con quel War Machine.-

-Quali legami?- replica Tony –Chi dice che ne sono?-

            Stone scuote la testa, fa una smorfia e se ne va.

-Bene, signore.- dice Tony mettendosi tra le sue due amiche e prendendole entrambe a braccetto –La serata è appena iniziata ed io pensavo che potrei offrirvi una deliziosa cena in un ottimo ristorante e poi potremmo andare a fare quattro salti in un locale che conosco, aperto sino a tarda notte.-

-Tony, sei incorreggibile.- lo apostrofa ridendo Meredith.

-Ed hai pure scordato che devo prendermi cura di un bambino.- interviene Pepper –Un bambino, detto per inciso, che abbiamo adottato insieme.-

-In tal caso…- replica Tony -…potrei venire con te ed aiutarti a cambiare i pannolini.-

-Tony!- esclama Pepper con tono fintamente scandalizzato –Saranno almeno due anni abbondanti che Andy non porta più i pannolini.-

-Ooops, allora potrei aiutarti a leggergli la favola della buona notte come un buon padre dovrebbe fare.-

-Tony, forse non sei del tutto senza speranza.- interviene Meredith.

-Meno male. Beh, intanto, spero che non abbiate obiezioni sulla cena, ho in mente un menù davvero sopraffino…-

 

 

EPILOGO

 

 

            Le luci si sono spente nel complesso dei laboratori Stark-Fujikawa. Il capannone del Progetto Steel Warrior è ormai vuoto, se si eccettua la presenza di Sunset Bain, della sua enigmatica assistente Ruby Thursday, che al posto della testa ha un globo color rubino, e di un uomo.

-È stata una giornata interessante.- commenta Sunset –Abbiamo testato l’armatura in battaglia addirittura contro War Machine e direi che se l’è cavata bene. A proposito di War Machine mi chiedo…-

-Cosa?- chiede Ruby Thursday.

-Nulla, una cosa senza importanza.- taglia corto Sunset. In realtà non ha alcuna voglia di rivelare ai suoi collaboratori di essere stata lei a rimettere in efficienza l’armatura di War Machine per darla a Parnell Jacobs tempo fa e che con quell’armatura lui aveva compiuto atti di sabotaggio contro industrie rivali della Baintronics tempo fa.[10] Non ha più saputo niente di Jacobs da allora, chissà se c’è ancora lui in quell’armatura?[11]

            Decide di cambiare discorso:

-Ora possiamo perfezionare ulteriormente la seconda fase del progetto.-

-Chissà che direbbero Hawkins e Harrigan se sapessero della sua esistenza?- replica Ruby Thursday.

-Oh non serve che lo sappiano e nemmeno il caro Morgan ne deve sapere troppo o potrebbe scoprire di avere una coscienza  nel momento meno opportuno per tutti. No, meglio che ne restiamo al corrente solo noi tre, giusto Mr. Wills?-

            L’uomo sogghigna mentre risponde:

-Giustissimo. Non vedo l’ora di avere l’opportunità di schiacciare una volta per sempre Tony Stark e chiunque si porti dietro e che si fa passare per Iron Man.-

-Amico mio.- commenta Sunset –Noi siamo proprio fatti per intenderci.-

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Per la fine di questa storyline che io chiamo: “La prima trilogia di Steel Warrior” (il che implica che ce ne sarà una seconda -_^) solo pochissimi commenti.

1)     Freak è una creazione del solito Stan Lee, stavolta assieme a Gene Colan. Happy Hogan, gravemente ferito viene sottoposto ad una terapia radiologica sperimentale con l’Enervatore, macchinario inventato dal solito Tony Stark, guarisce, ma si trasforma in un mostro senza cervello chiamato, appunto, Freak, tradotto, perlopiù dalla Corno impropriamente come Fenomeno. Ho deciso di lasciare il nome originale per non creare confusione con il fratellastro del Prof Xavier. Happy è diventato Freak altre tre volte in passato ed una volta il dubbio onore è capitato anche a Eddie March. Per quanto mi riguarda, questa è l’unica volta che ho intenzione di usarlo.

2)     Se qualcuno di voi si chiedesse da dove deriva la perizia di Meredith McCall con le arti marziali, ricordo che la donna ha fatto parte ed ha tuttora un legame non del tutto chiaro con i misteriosi guerrieri giapponesi conosciuti come i Signori del Silenzio.

3)     Quali sono le misteriose intenzioni di Sunset Bain? E chi è il suo misterioso socio che, a quanto è dato capire  ha impersonato Steel Warrior in un paio d’occasioni, tra cui l’omicidio di Roger MacDonald nello scorso numero? Quanto di tutto questo è a conoscenza di Morgan Stark? Sono tutte risposte che arriveranno a tempo debito.

4)     Il cameo di Dwayne Taylor e quello di Daniel Rand sono solo, per così dire, degli stuzzichini in vista della loro partecipazione al prossimo episodio in cui assisteremo finalmente alla più tesa riunione degli azionisti che si sia mai vista su queste pagine.

5)     Il Detective di 1° Grado Peter Suschitziky e la sua squadra di Tecnici Forensi sono una creazione di Yuri N.A. Lucia e da lui messi gentilmente a disposizione. -_^

6)     A livello di continuity questa storia si situa prima di Vendicatori #61 ed anche prima di New Warriors #8 per Dwayne Taylor e Marvel Knights #43 per Danny Rand.

Nel prossimo episodio: i problemi non finiscono mai e Tiberius Stone è deciso a procurarne il più possibile a Tony che deve anche confrontarsi con i problemi della paternità. Volete saperne di più? Leggete il prossimo episodio. -_^

 

 

Carlo

 



[1] Negli episodi #29/30.

[2] Villains LTD #14.

[3] Crime Scene Unit: l’unità del Dipartimento di Polizia di New York che si occupa di raccogliere e analizzare indizi materiali sulla scena del crimine. È parte della Forensic Investigation Division, che dipende a sua volta dal Detective Bureau.

[4] Fire Department New York

[5] Fantastic Four Vol 3° #3/5 /Fantastici Quattro, Marvel Italia, #170/172).

[6] Tantissimi anni fa in Fantastic Four, Vol 1° #68/70 (Fantastici Quattro, Corno, #65/66-68).

[7] In Tales Of Suspense #74 (Devil, Corno, #59)

[8] L’uomo che anni fa, s’impadronì della Stark International.

[9] In Iron Man #66 (Uomo Ragno, Corno, #156).

[10] In Iron Man Vol 3° #11/12-18-20 (Iron man & I Vendicatori #41/42-48-50).

[11] In realtà Parnell Jacobs è ora Warwear della Justice Inc.